Rinnoviamo innanzitutto gli auguri da parte di tutto lo staff di Bokeh Studio per la laurea conseguita con 110 e lode dalla sua collaboratrice e fotografa Federica Mazzieri!
Approfittiamo per proporvi un’anteprima del suo progetto fotografico oggetto della tesi. Vi invitiamo fin da ora a visitare la mostra che prossimamente sarà allestita nel territorio marchigiano, presumibilmente in diverse location e altrettante date, per apprezzare tutta la qualità degli scatti stampati su carta fine-art.
L’obbiettivo del progetto fotografico di Federica è l’identificazione totale dello sguardo del fruitore con la natura universale, allo scopo di conoscere quest’ultima nella sua più profonda essenza, nell’anima appunto. La metafora tra corpo e fiore vuole essere quindi l’esplicitazione dell’armonioso legame che intercorre fra l’uomo, la natura e l’energia vitale; in particolare la scelta di rappresentare il corpo femminile in relazione al fiore è dovuta alla caratteristica formale di quest’ultimo, ovvero alla sua sinuosità, capace di evocare le curve femminili dei fianchi, dei seni, delle cosce… risvegliando la chiara allusione a chiunque guardi.
I soggetti rappresentati si rivelano in tutta la loro vitalità, nel loro splendore, in un effimero ed eterno istante catturato grazie all’immagine fotografica, il cui compito diventa quello di impressionare la loro anima all’apice della propria intensità, prima che svanisca, in una sorta di Pánta rêi.
I fiori assumono un senso di purezza e si offrono a spontanee evocazioni della nudità dei corpi, non intesa come una documentazione esclusivamente estetica, ma come testimonianza di una dinamica interiorità, come essenza dell’identità umana. Le figure si evolvono in un dialogo di forme sinuose, in cui la schiena flessuosa del corpo femminile ricorda lo stelo di un’orchidea e le curve della figura umana rimandano al calice di una calla, e così via, in un abbraccio di luci e di ombre, il cui equilibrio vuole invitare l’osservatore ad una silenziosa meditazione sull’anima.
Così, i fiori e il corpo femminile si fondono in una metamorfosi visiva, in una sorta di panismo dannunziano, da cui scaturisce un profondo sentimento di unione con il tutto. L’astrazione del bianco e nero, inoltre, consente di esaltare l’essenza dei soggetti e di arrivare in fondo alla loro interiorità: il bianco indica la loro purezza e vitalità, il nero scandisce l’atemporalità e lo spazio sospeso di cui sono protagonisti, come accade nell’infinito ciclo vitale del Brahaman.